Psicologa Per Le Dipendenze Appio Latino Roma, Dott.ssa Cristina De Nardo, è una Psicologa per le dipendenze Appio Latino Roma.
La Dott.ssa Cristina De Nardo è una Psicologa, Trainer di Training Autogeno e Psicoterapeuta della Gestalt in Formazione.
La dipendenza (“addiction”) è un processo nel quale si produce inizialmente un comportamento che può avere la funzione di procurare piacere ed alleviare un malessere interiore.
La dipendenza si caratterizza, in seguito, per il costante fallimento del suo controllo e per la sua persistenza a dispetto delle conseguenze negative che essa produce. La persona, diventando dipendente, perde il controllo della sua vita e, benchè desideri uscirne, i tentativi che fa sono spesso fallimentari. Esistono diversi tipi di dipendenze: la dipendenza da sostanze che nasce dal consumo regolare di una sostanza psicoattiva legale (tabacco, alcool, etc) o illegale (eroina, cocaina, droghe sintetiche) e le “new addiction”(nuove dipendenze) o dipendenze comportamentali, ossia un insieme di comportamenti non legati ad alcuna sostanza chimica sulla quale la persona perde il controllo (gioco d’azzardo, cibo, internet, shopping, sesso, etc).
E’ doveroso premettere che una persona con dipendenza non necessariamente ha una personalità dipendente e viceversa. L’esperienza dipendente è diversa dal comportamento dipendente.
Il problema delle dipendenze, di qualsiasi natura siano, cibo, droga, alcool, farmaci, gioco d’azzardo, amore, ha origine nell’inadeguatezza relazionale del sistema-famiglia: mancanza d’amore, freddezza, finzioni, incongruenze, rapporti invasivi, abusi di potere, violenza. Tali situazioni morbose, fonti di gravi disturbi emotivi, portano paradossalmente i membri di una famiglia ad un ostinato bisogno di aggregazione e all’incapacità di separazione. Il danno maggiore dello stare insieme a ogni costo è che lo si attua a scapito di uno dei membri, il più fragile, spinto a sacrificarsi ammalandosi, per nascondere la difficile realtà esistente e dare al nucleo un motivo di unione, di interesse comune: occuparsi di lui e «curarlo». Egli carica su di sé la responsabilità della coesione familiare e attua ogni strategia possibile per il perdurare dell’insieme, sino quasi a morirne. Questa è la storia comune a tossicodipendenti, bulimici, anoressici, alcolisti e tantissime altre persone che soffrono delle più svariate sintomatologie fisiche e mentali.
Perciò, nonostante le dipendenze siano molto diverse fra loro, le persone «dipendenti» hanno vari tratti caratteriali ed emotivi simili quali l’inaffidabilità, l’impulsività, la difficoltà a essere consapevoli di sé, del contatto con gli altri, l’umore mutevole, la sensazione di vuoto, di solitudine, di impotenza.
Trattandosi di vissuti corporeo-relazionali la mancanza della corporeità in queste persone è un punto cruciale: non sperimentando la pienezza della propria corporeità, si ricerca l’oggetto della dipendenza in una bomba di sensazioni che nasconde uno schema corporeo con vissuti di vuoto profondi e laceranti. Allora lo scopo della terapia non è farli separare dall’oggetto della dipendenza, ma far si che trovino la propria integrità e la propria pienezza nella solitudine, nel sostegno del corpo, proprio dentro quel senso di vuoto in cui si nascondono parti del paziente da far emergere, per permettergli di essere se stesso ed esprimere pienamente la propria unicità. Dando finalmente de “tu a se stesso” automaticamente si spezzerà il legame con l’oggetto della dipendenza, poiché non più necessario.
La dott.ssa Cristina De Nardo è una Psicologa per le dipendenze Appio Latino Roma.
La dottoressa De Nardo si occupa anche dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) possono essere definiti come comportamenti disadattivi finalizzati al controllo del peso corporeo che danneggiano la salute fisica, il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta. Il cibo nella psicoterapia della Gestalt rappresenta la metafora dell’altro, ma soprattutto la metafora della relazione con l’Altro (con Altro si vuole intendere il mondo esterno, lo sfondo, come è definito dai teorici della Gestalt Therapy): infatti i disturbi del circuito anoressico-bulimico (restrizione alimentare, digiuno, abbuffata, vomito, ecc.) vengono letti ed analizzati all’interno della dialettica “Io-Tu”, quali espressione di una peculiare modalità di contatto con l’ambiente.
I soggetti che soffrono di disturbi dell’alimentazione, attraverso la loro sintomatologia, e rifiutando sostanzialmente il cibo, rigettano l’Altro, poiché, è ipotizzabile, abbiano sperimentato sin dalla loro infanzia una relazione insufficiente con ciò che proviene dall’esterno (lo sfondo, l’ambiente). Essi non riescono a fidarsi di ciò che deriva dalla realtà esterna, è, dunque, possibile ipotizzare che a livello evolutivo abbiano avuto un vissuto personale troppo poco sostenuto dalle figure di riferimento più importanti, che possono essere state inaffidabili o contraddittorie.
Non ci si può nutrire se il cibo è vissuto come prigione o è temuto come veleno. Chi non ha fiducia in sé stesso e non conosce la propria forza ingoia il cibo senza ‘masticarlo’, senza farlo proprio, e così sarà costretto a rigurgitarlo da solo in un ritmo ossessivo, scoordinato e torturante. Chi non si fida dell’altro e della propria crescita chiuderà la frontiera al cibo (nemico che viene da fuori) e sarà tentato di morire piuttosto che aprirsi al nuovo. Chi, sentendosi dentro un vuoto insaziabile perché non riesce a raggiungere l’altro e a sentirsi raggiunto da lui, tenterà di riempire l’anima con il cibo, abbufferà il proprio corpo in una coazione a ripetere incapace di placare il grido di dolore e di solitudine della sua esistenza.
Gli obiettivi basilari di un percorso terapeutico sono:
- Ricostruire il significato della forza e della rabbia affinché la persona smetta di riversarla sul cibo e diriga le proprie energie verso obiettivi reali;
- Liberarsi del senso di impotenza iniziando ad agire nella realtà in modo attivo ed efficace;
- Ritrovare il piacere del cibo ma più in generale riscoprire la capacità di provare piacere nei vari settori della vita e riconoscere i propri impulsi e desideri spontanei;
- Sentire di esistere non più attraverso il «controllo» di sé e degli altri, ma per la percezione della propria forza e del proprio valore.
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